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BARI: “LA PORTAPANNERA” IL 9 APRILE AL TEATRO ABELIANO.

1 Aprile 2022

Tratta da una storia realmente accaduta, protagonista è una donna del popolo, moglie e madre di una famiglia numerosa, che come molte famiglie dell’epoca, viveva del poco lavoro del marito, ferroviere. I proprietari terrieri, padroni di sconfinate terre che circondavano al città di Bari, decisero, data anche l’imminente crisi economica che avrebbe portato al primo conflitto mondiale, di aumentare il costo dei farinacei e quindi della farina. La mattina del 27 aprile del 1898, Anna Quintavalle, come molte donne della Bari del tempo, si recò al magazzino della rivenditrice soprannominata “Vagghie Vagghie” per acquistare la farina che le permetteva di fare il pane e la pasta, alimenti di primissima necessità delle famiglie baresi. Con amara sorpresa, chiesta la farina, le fu detto che il costo era aumentato di 2 centesimi, esattamente a 5 soldi e 2 centesimi. Stupefatta e sorpresa, non reagì immediatamente perché non aveva parole. Come avrebbe potuto fare quadrare i conti con questo costo anche se di pochi centesimi? Vagghie Vagghie che intuì il disagio, in tono ironico le disse:” Se volete mangiare, se volete riempire lo stomaco, pagate l’aumento. In caso contrario al posto della farina, mangiatevi la crusca.” Anna Quintavalle, donna di modesta istruzione scolastica e umile popolana della città, senza proferire parola, sollevò con la forza della rabbia, un sacco di farina rovesciandolo sulla mercante. Con la disperazione del futuro che le si parava dinanzi, spalancate le porte del magazzino, scaraventò sulla strada altri sacchi che lacerandosi, alzarono nuvole di bianca farina attirando l’attenzione e la folla di coloro che, sollevati i grembiuli da cucina e riempiendosi le tasche del farinaceo, crearono una gran putiferio tanto da fare intervenire i gendarmi. Portata al Comando e accusata di sovversione, quando le fu chiesto se dietro tutta questa messinscena c’era un progetto di rivoluzione contro lo stato, chiedendole il nome del cospiratore, lei rispose: “La fame!”

In un susseguirsi di azioni e colpi di scena, la commedia prende toni drammatici con risvolti di simpatica comicità, tipica delle stradine della città vecchia di Bari, tutt’oggi, teatri di improvvisate sceneggiate tra comare di vicinato e innocenti baruffe di giovani monelli. Con il racconto di ormai storicizzata teatralità, Nico Salatino mette in scena “La portappannere” in omaggio ad una donna realmente vissuta, che seppe ribellarsi al sopruso dei più forti a danno di un popolo umile e lavoratore.

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