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22/05/2023 di Federica Morelli

IL COMPLEANNO

“L’atmosfera di una minaccia continua non smette mai – come nella vita di tutti noi – di dominare qualsiasi azione. La domanda: ‘chi siamo noi?’, alla quale non possiamo mai rispondere perché una falsa o oscura memoria si mischia con la nostra voglia di metterci in scena, sta al centro di questo compleanno d’orrore”. Così Peter Stein, annoverato tra i più importanti artefici del teatro tedesco ed europeo nella seconda metà del Novecento, rende omaggio all’opera e all’autore.

Il regista sceglie per il suo spettacolo il testo giovanile di uno dei suoi autori prediletti, Harold Pinter: una cosiddetta “commedia della minaccia”, caratterizzata da un andamento piuttosto lineare, destinato ad evolvere in un qualcosa di bizzarro e ostile.

Grandi nomi tra gli attori in scena (tra i quali non stupisce leggere anche quello di Maddalena Crippa); collocati in un contesto decisamente statico, asettico, a tratti claustrofobico, d’altronde però in linea con il tipo di recitazione dai toni secchi, distaccati e talvolta caricaturali dei protagonisti. Si sente la mancanza di un qualche tipo di coinvolgimento del pubblico: gli attori restano distaccati per tutta la durata della performance, isolandosi in questa stereotipabile messa in scena di personaggi britannici. È evidente che non sia bastato qualche “hello” buttato qua e là per far respirare in sala quell’aria marittima inglese che evidentemente il regista voleva si percepisse; obiettivo stroncato anche dalla forte inflessione settentrionale della Crippa che, vien da domandarsi, cos’avesse a che fare con il contesto. In generale il concetto di ensemble è stato messo a dura prova dall’attrice, la cui performance è risultata stridente e stucchevolmente parodistica. La platea lascia la sala non troppo soddisfatta: evidentemente il finale aperto non ha ripagato dello sforzo che i 140 minuti di attenzione hanno richiesto.

Il Compleanno è stato messo in scena per la prima volta il 28 aprile 1958 all’Arts Theatre di Cambridge: aspramente criticato dal pubblico fu un autentico flop. Il desiderio di Peter Stein era forse quello di restituire la meritata gloria ad un capolavoro del genere? Forse, ma ai fatti non credo che l’obiettivo sia stato soddisfatto.

Vien da pensare che quando non è “buona la prima”: un motivo c’è.

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