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PUGLIAteatro: “A CHE SERVONO QUESTI QUATTRINI” IN SCENA IN PUGLIA. DAL 14 AL 17 DICEMBRE A BISCEGLIE, NARDÒ E LECCE

13 Dicembre 2022

Da domani 14 dicembre a sabato 17 dicembre, Nello Mascia, Valerio Santoro e Luciano Saltarelli saranno in scena in Puglia con “A che servono questi quattrini” di Armando Curcio con la regia di Andrea Renzi, per le stagioni teatrali dei Comuni di Bisceglie, Nardò e Lecce organizzate in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.

Per la prima data, il 14 dicembre, saranno al Politeama Italia di Bisceglie (porta ore 20.30 – sipario ore 21.00); il 15 dicembre saranno al Teatro Comunale di Nardò, dove inaugureranno la Stagione Teatrale 2022/23 (porta ore 20 – sipario ore 21.00); e infine, sabato 17 dicembre saranno al Teatro Apollo di Lecce (porta ore 20.30 / sipario ore 21.00).

A Lecce, in occasione di questo spettacolo, è previsto anche il secondo appuntamento del laboratorio “Vengo anch’io” a cura dell’associazione Fermenti Lattici: un’attività destinata all’infanzia per consentire la fruizione degli spettacoli da parte degli adulti mentre i bambini sono occupati in laboratori e percorsi tematici ispirati agli spettacoli a cui i genitori assistono, così da poter avere argomenti comuni sui quali incontrarsi all’uscita del teatro. Mentre gli adulti si godono lo spettacolo, i bambini potranno vivere l’opera teatrale in una dimensione di gioco, in uno spazio tranquillo e allestito per loro. Nel corso dell’appuntamento del 17 dicembre una maratona di letture tematiche accompagnerà una partita a Monopoli, in cui a vincere saranno i grandi sognatori. E nel frattempo ci si interrogherà sul denaro, su cosa serve, su quali sono le cose che non si possono comprare. 

“A che servono questi quattrini” è una commedia di Armando Curcio messa in scena per la prima volta nel 1940 dalla compagnia dei De Filippo con grande successo di pubblico. La vicenda ruota intorno al Marchese Parascandolo detto il Professore che per dimostrare le sue teorie socratiche, bizzarre e controcorrente, ordisce un piano comicamente paradossale che svela l’inutilità del possesso del denaro. L’Italia di lì a poco sarebbe entrata nel conflitto della II Guerra Mondiale e il mondo post-capitalistico dell’alta finanza era di là da venire ma l’argomento, così esplicitamente indicato nel titolo, stuzzicò la curiosità del pubblico di allora tanto che, pochi anni dopo, nel 1942, la commedia venne trasposta sugli schermi cinematografici per la regia di Esodo Pratelli con Eduardo e Peppino De Filippo. Il protagonista immaginato da Armando Curcio, a metà strada tra un filosofo stoico e un astuto truffatore, non voleva, né poteva, mirare al bersaglio della Grande Economia ma certo l’ordito della sua trama e delle sue paradossali speculazioni sollecitano anche in noi uno sguardo disincantato (e saggio) sugli inganni della categoria dell’economico, che tutto, oggi, pervade. I temi dell’inutilità del denaro e della dannosità del lavoro, benché calati nella realtà di due famiglie napoletane degli anni ’40, una poverissima l’altra in apparenza arricchita, riescono, sul filo del paradosso, a incuriosirci ad aprirci nella fantasia strade alternative e a divertirci.

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