R-E-S-T-A-R-E: RIMANERE PER CAMBIARE E NON PER SOPRAVIVERE
Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Così citava nel suo testo “La luna e i falò” Cesare Pavese.
Al diritto di emigrare corrisponde il diritto di rimanere, edificando un altro ruolo di se stessi.
RestaRE significa sentirsi ancorati e insieme spaesati in luogo da proteggere e nel contempo da rigenerare continuamente.
Il Restare come forma inerziale di nostalgia regressiva, non è un invito all’immobilismo, ma è solo il tentativo di
problematizzare e storicizzare le immagini-pensiero del rimanere come nucleo fondativo di nuovi progetti, di nuove aspirazioni, di nuove rivendicazioni.
E i luoghi richiedono amore vero, quello che nasce da una salvifica schiettezza, quello che mette a nudo bellezze e bruttezze per esaltare la profonda complessità del reale.
I paesi non si rigenerarono con gli slogan ma con la Cura.
Cura dei luoghi significa anche farsi carico delle verità drammatiche, quelle che tutti vorremmo tacere o edulcorare, nascondere o rifiutare in ogni modo. L’avere cura è un paradigma etico, morale, estetico. Cura significa avere attenzione per le persone, per i rapporti, per i legami. La cura ha una visione globale del corpo, del corpo-paese, del corpo- comunità e dell’alterità che al corpo si accosta.
L’Edizione del Carpino in Folk del 2023 è dedicata al Restare, la musica come concetto di cambiamento in un particolare momento storico dove molti giovani scelgono di ritornare per migliorare la Cura dei luoghi per rimanere e viverci. La musica che unisce i Popoli e non li divide.
Una vecchia canzone popolare ucraina che è un inno d’amore così cita: «I nostri nemici dormono, stanchi della guerra, non saremo allarmati dalle loro risate. Dobbiamo noi, derubati dal nostro destino inondare d’amore il loro sonno, – è forse peccato?» “Restare” è dedicata a tutti i giovani ucraini che hanno deciso di tornare per difendere un diritto offeso.
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