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13/05/2024 di admin

A DIALOGO CON DAMIANO FRANCESCO NIRCHIO E ANNA DE GIORGIO

Studio sulla Compagnia Senza Piume a cura di Chiara Mariani, Giulia Loconte

Un teatro che nasce come necessità e con la consapevolezza di cosa voler comunicare. Questo è quello che ci propongono Damiano e Anna, fondatori della compagnia Senza piume nata nel 2010, con sede a Giovinazzo. Loro sono due persone incredibilmente appassionate e competenti che abbiamo avuto l’opportunità di conoscere durante un incontro presso l’officina degli Esordi a Bari. La loro compagnia nasce grazie a una collaborazione con il teatro Crest di Taranto e piano piano cresce grazie a diversi laboratori svolti soprattutto a contatto con i disagi di vari tipo come, per esempio, quelli psichiatrici e fisici da cui prendono vita i loro spettacoli e durante i quali si creano profondi legami umani. Lavorano anche nelle carceri, dove cercano di offrire un pezzo di diritti e dove si occupano principalmente della giustizia riparativa.

Il nome della compagnia nasce in seguito a un dialogo tra Damiano e Nicola, attore protagonista dello spettacolo Don Chisciotte, realizzato in seguito a un laboratorio con persone aventi problemi psichici. Poco prima dell’inizio della replica, Nicola confessa di non voler più recitare quella sera, aggiungendo “vorrei volare come una rondine, ma sono nato senza piume”. Damiano rimane colpito da quest’affermazione in cui si immedesima e trova un compromesso per agevolare il suo collega; la platea sarebbe rimasta illuminata: una metafora per indicare l’abbattimento della parete che divide le persone, tutte nate senza piume.

Importante per la loro compagnia è il teatro di comunità, al quale sono legati grazie all’infanzia di Damiano. “Ho iniziato questo percorso sin da piccolo, quando mia madre decise di aprire una casa alloggio per accogliere le persone con disagi psichiatrici che stavano uscendo dai manicomi, grazie alla legge 180. Spesso trascorrevo il mio tempo lì, entravo in reparti con pazienti con casi gravi e vedevo cose che mi hanno segnato nel profondo. Quella divenne per me una seconda casa e proposi di iniziare teatro terapia attraverso laboratori con i pazienti.”

Damiano si avvicina a questo mondo grazie alla “fortuna di avere un papà appassionato di teatro” e grazie a un amico di famiglia che metteva in scena alcuni spettacoli amatoriali e che lo invitò alle prove. Invece Anna ha sempre voluto studiarlo ma le scuole regolari avevano delle lezioni con costi troppo elevati. Allora si offre di appendere per le strade le locandine di alcuni laboratori, in cambio di lezioni gratuite.

Poi le strade di Damiano e Anna si sono incontrate grazie a un laboratorio, in cui erano attori protagonisti dello spettacolo Romeo e Giulietta. Da allora sono diventati complici e indivisibili, hanno conosciuto molte persone importanti del mondo teatrale e hanno costruito la loro compagnia.

A livello economico non hanno molti problemi perché hanno la fortuna di aver acquisito molte esperienze culturali, personali e lavorative perciò, ricevono tantissime chiamate sia dal privato sociale e sia dal Teatro pubblico pugliese. Inoltre, affermano che la loro fortuna è stata la decisione di rimanere a Giovinazzo, nonostante siano state molte le proposte accattivanti di andar via. Importante è stata anche la decisione di rimanere una piccola bottega artigiana che ha portato sia dei pro che dei contro. “È molto complicato vivere di questo però se uno lo vuole davvero ci riesce. Il trucco è restare piccoli e non avvicinarsi all’imprenditoria teatrale così da non avere parametri da rispettare. L’atto creativo non si può imporre, nonostante ciò, la ricerca dell’equilibrio tra libertà creativa e leggi del mercato è continua.”

Attraverso le loro parole si comprende come essere una compagnia significa scrivere e produrre solo per un bisogno e per la necessità di raccontare qualcosa. Non lo fanno su commissione ma solo in seguito a un incontro personale ed esperienziale. Tale incontro genera in Damiano un’idea che sviluppa e scrive, pensando già a chi sarà l’attore interprete; Anna rivisita il testo e dà il tocco finale al racconto.

Così nasce anche l’ultimo spettacolo Home Run: un giorno due attori chiedono a Damiano di incontrarsi per bere un caffè insieme. Durante questo incontro gli regalano il libro “Uomini e topi” di John Steinbeck e gli chiedono di scrivere qualcosa per loro, partendo da quel racconto. Damiano torna a casa, legge il libro, ci pensa ma gli viene in mente un’idea che si allontana completamente dall’opera originale: “Questa piccola fiaba nera diventa il punto di partenza per un testo teatrale calato nella contemporaneità”. I due accolgono subito con molto piacere la proposta e portano in scena questo spettacolo che ha vinto anche alcuni premi e con alcune repliche sparse soprattutto nel Nord Italia.

Home Run è una drammaturgia originale che rimette al centro della discussione il rapporto tra lavoro ed essere umano nel contesto sociale e culturale dell’Occidente capitalistico. Ma è anche una storia d’amicizia e d’amore che trova nella deflagrazione l’unico modo per non cedere alla rassegnazione. Una storia che continua a correre, speranzosa e disperata, per le nostre strade con uno zaino giallo sulle spalle. Un omaggio ad un’intera generazione.”

Chiara Mariani, Giulia Loconte

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