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04/03/2024 di Mariantonia Capriglione

ENTANGLEMENT_NESSUNO DI NOI È SOLO

Nel buio, un corpo nudo femminile è appena illuminato da una luce fioca. Indossa una maschera antigas. Si muove, su un tappeto sonoro di frequenze interrotte, a scatti. Si nota la plasticità del corpo, sembra quasi una statua di Michelangelo, capace di restituire la percezione di poter toccare i muscoli o di far scorrere le dita sulle costole che sporgono. Un uomo, nudo anch’esso, con la stessa maschera antigas entra in scena. La luce permette di vedere solo pochi dettagli dei movimenti dei due. I loro movimenti sono veloci, i corpi sempre in movimento, lo si percepisce dai respiri o dai rumori che i due corpi provocano a contatto con il palco di legno.

I fasci di luce si muovono alla stessa velocità dei performer, troppo veloci affinché l’occhio umano possa registrare i gesti. Interrompono il movimento con un fermo immagine in cui l’uomo fa sedere sulla sua schiena la donna. I due appaiono quasi come un mostro a due teste i cui volti nascosti dalle maschere studiano il pubblico.

Ph. Federica Musella

Jennifer Lavinia Rosati e Lorenzo di Rocco portano, domenica 11 febbraio, sul palco di Bitonto la scienza. Entanglement, terzo appuntamento de L’Arte dello Spettatore, rassegna del Network Internazionale Danza Puglia, diretta da Ezio Schiavulli e sostenuta da Comune di Bitonto e Teatro Pubblico Pugliese.

Si porta in scena un fenomeno in cui due o più sistemi fisici, che sono stati in interazione, rimangono correlati a qualsiasi distanza. Questo significa che la misura di una proprietà di un sistema influisce istantaneamente anche sul valore della stessa proprietà degli altri sistemi, anche se separati spazialmente. 

Come spiegare questo fenomeno fisico senza utilizzare le parole e senza sfociare nell’infotainment?

I due coreografi scelgono di dividere lo spettacolo in tre parti in cui il cuore è quello effettivamente dedicato all’entanglement. I due atomi si fanno umani.

Un uomo e una donna, entrambi a petto nudo e con un pantalone beige, si fondono l’uno nell’altra in una serie di prese, perlopiù a terra, che si trasformano costantemente in un intreccio di gambe e braccia. Una scena erotica, ma mai volgare, in cui il sudore dei due si mescola, l’atmosfera si fa calda e le mani scorrono avide e sicure sul corpo dei partner.

ph. Francesca Di Giuseppe

L’atmosfera si fa, successivamente, più delicata; complice la musica di Zack Hemsey che guida i due quasi in una scoperta reciproca. Capita, alle volte, che la conoscenza dell’altro passi prima dall’attrazione fisica e solo successivamente si arrivi al dialogo, quello bello e costruttivo che ci insegna a capire qualcosa di noi attraverso gli occhi e le parole dell’altro.

La danza si fa più morbida, si riescono a vedere i visi, si scorgono i sorrisi. Gli abbracci si fanno meno famelici, la passione lascia il posto alla dolcezza e a un contatto naturale fatto di piccoli gesti; quel bisogno quasi inconsapevole di toccarsi in una situazione quotidiana solo per il piacere di sentire la pelle dell’altro sotto le dita. Sarà la musica, come un elemento esterno, a dividere la coppia.

Così come gli atomi che vengono distanziati di molti chilometri per studiarne gli effetti, i due danzatori danzano in sincrono posizionandosi agli antipodi del palco. Reagiscono simultaneamente agli scossoni che la musica imprime loro facendoli cadere, contemporaneamente trovano la forza di rialzarsi. La loro danza è sofferta e veloce, termina in un bacio che alla fine i due riescono a darsi al centro del palco illuminati da una lampadina sospesa a mezz’aria. Un bacio che sarà inghiottito dal buio immediato.

Cosa succede quando amiamo qualcuno ma la vita ci porta ad allontanarci?

Come battono due cuori che, dopo aver raggiunto l’unisono, sono costretti alla distanza?

Probabilmente ciascuno di noi è stato, almeno una volta nella vita, vittima dell’entanglement nella misura in cui, anche se a chilometri di una distanza fisica o dettata dai silenzi che ci allontanano da una persona, ascoltando una canzone, leggendo una frase o magari guardando il cielo abbiamo sorriso, contemporaneamente a quella persona ormai lontana.

Nei rapporti umani capita spesso così, non tutti siamo destinati a rimanere nella vita degli altri per sempre ma, quasi sicuramente, tutti siamo destinati a lasciare parte di noi stessi in quel passaggio.

Ph. Federica Musella

Rosati e Di Rocco sono danzatori e coreografi, fondatori del duo Zakuro con cui vincono nel 2021 la V edizione del premio Twain direzioni altre e una menzione speciale per la qualità degli interpreti e la proposta progettuale, dirigono il Dipartimento Modern Contemporaneo a Firenze e il percorso formativo Get the Floor.

In scena, dopo aver indagato il fenomeno fisico rendendolo umano, scelgono di aggiungere una parte iniziale e finale, in uno scenario post apocalittico; dopo il covid-19 abbiamo tutti dovuto imparare nuovamente a toccarci, a creare relazioni umane e fisiche. Lo spettacolo vuole quindi nella prima e nella terza parte (una la prosecuzione dell’altra) vedere un possibile futuro in cui si ritorna al contatto, reimparandolo, nonostante in passato siamo stati tutti in grado di intrecciarci. Quasi un invito a non aver paura di relazionarci all’altro nonostante la possibilità che le strade un domani si possano dividere è alta.

Nonostante la prima parte del lavoro sia poco leggibile in quanto il simultaneo movimento della luce e dei corpi non permettano di vedere chiaramente l’operato dei due performer, lo spettacolo sembra rispondere alla domanda che attraverso la voce registrata di uno scienziato risuona nel buio del teatro: vale la pena rischiare?

Forse non esiste l’altra metà della mela a completarci, ma sicuramente esisterà, anche se lontano da noi, un altro atomo a noi legato che reagirà alla vita al nostro stesso modo. Forse, nessuno di noi è davvero solo.

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