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22/11/2023 di Annagiulia Costantino

FUTURO DISTOPICO O TRISTE REALTÁ?

Diritto, giusto, destra. Nelle sue molteplici accezioni, la parola “right” assume diversi significati in base al contesto in cui viene pronunciata.  Ma quale significato può avere, se urlata da timorose voci soppresse? 

Primo spettacolo andato in scena, al teatro Kismet, della rassegna di danza contemporanea del comune di Bari, in collaborazione col Teatro Pubblico Pugliese, Right è una rielaborazione moderna della celebre Sagra della primavera (1913) di Igor Stravinskij. Il progetto è vincitore della quinta edizione di Collaboration XL; è una co-produzione di C&C Company, con Opus Ballet di Firenze e Teatro Stabile del Veneto. Seguito a Beast without beauty e Les miserables, il lavoro di Carlo Massari conclude la sua ricerca coreografica sulla bestialità umana.  

Le danzatrici, disposte in cerchio, sono nude, o forse apparentemente lo sembrano. Una luce intermittente, come un fulmine nella notte, illumina la scena, lasciando intravedere corpi e movimenti in scatti di brevi secondi. Una voce sibilante disorienta nei primi minuti gli spettatori, distaccandoli completamente dalla realtà. Respiri sempre più affannosi, movimenti pesanti e disarticolati, suoni aspri e dissonanti.

All’improvviso, un bagliore accecante ci conduce in uno spazio ambiguo ed enigmatico.

Oggetto di diverse rivisitazioni, da Maurice Bejart a Pina Bausch, la Sagra della primavera fu uno scandaloso capolavoro per la musica di Stravinskij e le coreografie di Nijinskij, troppo all’avanguardia per il primo Novecento.  In esso viene inscenato un rito sacrificale pagano, nel quale la prescelta balla fino alla morte per attrarre sulla comunità la benevolenza degli dèi.

Nell’adattamento distopico di Carlo Massari, un gruppo di vergini atte alla riproduzione sono rinchiuse in un laboratorio, ove vengono addomesticate da donne anziane.

Queste sono premurose allevatrici o insane dirigenti di un lager?

Pillole somministrate con la forza e iniezioni eseguite senza alcun consenso, manifestano l’impossibilità delle donne di poter scegliere per sé stesse; alla freddezza delle mature sagge, che imperterrite tentano di far sopravvivere una specie, si oppongono gli esausti corpi delle danzatrici. Corpi che, all’inizio appaiono essere inviolati, alla fine diventano stremati, vessati, strumentalizzati.

Movimenti violenti, quasi spasmodici, uniti all’utilizzo della voce e dello sguardo attivo, coesistono in un linguaggio corporeo che suscita emozioni discordanti e che, per la loro intensità, creano uno spaesamento.

Le performer emettono parole incomprensibili, fuori controllo, il cui climax è dato da urla, non scompaginate, bensì all’unisono: un vero allarme, una richiesta di aiuto.  

Analisi cruda di una società non così lontana dalla nostra, Right ci invita a riflettere sulle tante, piccole, e tal volta invisibili, prevaricazioni ancora esistenti e difficili da sradicare, talora culminanti nella morte di una donna.

La punta di un iceberg, spesso mistificato e negato, che in ragione di ciò, tende a indurirsi sempre di più.

Il teatro, dunque, diviene spazio cruciale di sensibilizzazione e sviluppo del pensiero critico.

Questo spettacolo porta sulla scena barese un vento di cambiamento, a cui forse non siamo abbastanza abituati: una creazione multidisciplinare, un linguaggio privo di sovrastrutture che rifiuta ogni schematismo/convenzione. La danza, nell’ottica di Carlo Massari, diventa uno strumento per trattare tematiche importanti della contemporaneità.

Non ricorre mai a movimenti cliché, ma al contrario, sperimenta in toto le infinite possibilità comunicative del corpo umano, sfumando, coraggiosamente, ogni margine di prevedibilità.

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