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22/11/2023 di Federica Longobardi

HOW TO DESTROY YOUR DANCE: ARRIVA AL TEATRO KISMET

Torna a Bari il DAB, DanzABari, rassegna di danza contemporanea nell’ambito della stagione teatrale del Comune di Bari organizzata in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. 

Tra questi appuntamenti al Teatro Kismet, il 17 novembre viene portato in scena How to destroy your dance; spettacolo del CollettivO CineticO. Concept, regia e coreografia affidate a Francesca Pennini.

Il lavoro che andremo a vedere riguarda la deformazione del tempo e del corpo. Quasi “distrugge” l’armonia della danza, passando dall’ironia alla serietà, utilizzando un linguaggio sempre contemporaneo, per arrivare al meglio allo spettatore.

Il CollettivO CineticO è stato fondato nel 2007 dalla coreografa Francesca Pennini e coinvolge moltissimi artisti di discipline diverse. Alla base del collettivo: danza, teatro e arti visive. Numerosi sono le creazioni prodotte e i premi ricevuti, per citarne alcuni: Premio Rete Critica 2014 come miglior artista 2014, Premio Danza & Danza 2015 a Francesca Pennini come miglior coreografa e interprete, Premio UBU 2017 come Miglior Spettacolo di Danza e il Grand-Prix Golden Laurel Wreath Award for the Best Performance al 58^ Festival MESS di Sarajevo per Sylphidarium Maria Taglioni on the Ground. Dal 2013 la compagnia è sostenuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali; dal 2015 dalla regione Emilia-Romagna ed è attualmente parte del progetto internazionale Crossing the Sea. I loro lavori sono stati presentati in diverse nazioni, tra cui l’Austria, la Danimarca, la Francia, l’Italia, la Grecia e trasmessi in streaming negli USA e in Corea.

Francesca Pennini è una coreografa, regista e danzatrice. Studia al Balletto di Toscana e al Laban Centre di Londra. Appassionata alla formazione collabora come docente, ad esempio, per la Biennale Collage Danza, Accademia delle Belle Arti di Roma, DAMS di Bologna. Attualmente è docente del corso di teatro e arti performative dell’università IUAV di Venezia.

Sul palco vediamo: Francesca Pennini, Teodora Grano, Carmine Parise, Angelo Pedroni, Carolina Fanti, Stefano Sardi, Simone Arganini e Giulio Santolini.

Nel momento in cui si entra in sala i ballerini sono già sul palco, senza quindi il distacco del buio e del dietro le quinte. Hanno tutti una maglia con su scritto un numero e un nome dietro la schiena, si mettono in cerchio e iniziano a incoraggiarsi a vicenda come prima, ad esempio, di una partita di pallavolo o di basket.

Dopo di che si tolgono queste magliette e iniziano a prepararsi alla performance. Il tutto avviene sul palco, vuoto con uno schermo sul fondo e due fari: uno sul lato destro e uno sul lato sinistro. 

Lo spettacolo è diviso in cinque capitoli, ognuno di essi ha una percezione del tempo diversa. Inizia prima dell’avvio alle danze, facendoci vedere il riscaldamento e la preparazione o, meglio, tutto quello che avviene prima di mettere alla prova le proprie capacità e quindi di praticare delle sfide. Chi è sul palco deve seguire ciò che la voce in inglese indica di fare. Ci si inizia a riscaldare o camminando o correndo sia singolarmente che in gruppo. O ancora muovendosi lentamente, è bellissimo come anche nelle parti in cui si muovono a rallentatore non manca la grazia nel movimento, come se guardassimo un film con effetti speciali. Ed è così, che la Pennini rompe la dimensione spettatore/ performer, scendendo dal palco e sedendosi fra noi; come se volesse farci sentire parte dello spettacolo.

La voce inizia a presentare i diversi componenti, che poi andranno a formare le squadre. Presentandoli singolarmente con un soprannome e indicandoci il loro potere, come ad esempio: Namaste, Apollo XXL, Donna Olympia Fuentes de la Cruz y Menzoda (la donna più forte del mondo di 150 cm).

Il secondo capitolo indica di riprodurre un qualcosa di veloce: si dispongono nello spazio e iniziano a riprodurre la loro sequenza in loop partendo velocissimi e arrivando a essere sempre più lenti.

Nel terzo capitolo viene chiesto cosa si può fare in un minuto. Iniziano a elencare le loro capacità ed è qui che la voce inglese chiede di dimostrare quello che hanno appena detto. Anche in questo momento viene rotta la distanza tra spettatore e performer perché viene presa una persona dal pubblico. Qui vediamo come ognuno di loro ci dimostra quante cose si possono fare in un minuto. Questo per dirci quanto il tempo sia relativo, e che anche un minuto è essenziale. Vediamo tutti mettersi in gioco: c’è chi prende in spalla un uomo (lo spettatore scelto poco prima) di cento chili e nel frattempo dice l’Ave Maria in latino, chi riesce a fare un tot di flessioni, o chi sa dire tutte le tabelline, chi riesce a fare una doccia e tornare. Il tutto avviene contemporaneamente, tant’è che questa scena ci strappa una risata.

Nel quarto capitolo, dopo essersi messi in gioco, si dividono in squadre. È sempre la voce a indicare le squadre, tre a destra e tre a sinistra. Lo scopo è quello di riprodurre la serie di movimenti, indicati poco prima dal settimo componente, il più veloce possibile. Il palco si trasforma in un campo da gioco, nel quale il pubblico viene coinvolto nel tifo come se stessimo in uno stadio o in un’arena. Alla fine della sfida, viene definito chi dovrà pagare una penitenza a fine dello spettacolo, muoversi il più lentamente possibile fino a che l’ultimo spettatore non sarà uscito dal teatro.

Infine, nell’ultimo capitolo c’è quasi un countdown che ci indica la fine della performance. La Pennini seduta tra il pubblico inizia a muoversi e danzare tra noi e davanti a noi fino a tornare, nuovamente, sul palco. È molto bello vedere com’è riuscita a adattare i suoi movimenti liberi in relazioni allo spazio che aveva, partendo da quelli più piccoli (braccia, mani, gambe), fino ad arrivare a quelli più grandi e, infine, ad utilizzare tutto il corpo. Nel poco spazio che aveva è riuscita a rendere al meglio i suoi movimenti. Infatti, il corpo non solo occupa lo spazio ma al contempo stesso lo crea e lo spettatore diventa parte integrante della configurazione dello spazio.

Questo per indicarci quanto il nostro corpo può fare, basta solo liberare la mente e ascoltarlo. Alcune volte basta davvero solo questo: ascoltare il proprio corpo; ci parla molto più spesso di quanto immaginiamo. E soprattutto, nel mondo della danza, è il mezzo di comunicazione fondamentale. Non servono parole, la danza parla da sola.

È sempre emozionante la fine degli spettacoli nel momento degli inchini, perché si vede sempre l’emozione e la gratitudine di chi è sul palco immerso nel caloroso applauso del pubblico.

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