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23/06/2023 di Annagiulia Costantino

I CORPI DANZANTI DELL’EDEN

“Grazie e buona permanenza”.  Nessuna storia, nessun punto di riferimento, solo corpi in movimento.

Uno spettacolo alquanto insolito occupa le mura della nuova Sala Cielo realizzata da Alfredo Pirri, pittore e scultore italiano, al teatro Kursaal Santalucia di Bari; un affascinante luogo mistico di fronte la costa barese. Dopo anni di inattività e due anni di lavori, il teatro riapre le porte con novità e innovazioni di grande portata.  Lo spazio intimo e indefinito della Sala Cielo ha ospitato il capolavoro coreografico Paradiso, progetto collettivo della compagnia di danza contemporanea gruppo nanou, fondato nel 2004 da Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci e Roberto Rettura.

Il programma di sala fornito al pubblico è articolato in maniera inconsueta; basti pensare che le parole iniziali sono le seguenti: “Paradiso: istruzioni per l’uso”.  Dalle prime righe è intuibile come vi sia la volontà di indirizzare il pubblico, di preannunciargli a cosa parteciperà, non visionerà.  La limitante disposizione frontale tra danzatori e spettatori viene abolita, il pubblico può restare quanto desidera nell’installazione e può decidere di muoversi nello spazio o restare fermo.

L’utilizzo della parola “permanenza”, come ultima battuta del programma di sala, non è casuale.  Ancor prima di assistere allo spettacolo si comprende come effettivamente quest’ultimo non sia una mera rappresentazione, piuttosto un’esperienza intima e individuale, ove le regole tradizionali del teatro passano in secondo piano.

I due ingressi per lato della sala costituiscono le quinte da cui i danzatori appaiono e scompaiono sulla scena, i quali a volte si avvicinano e confondono tra gli spettatori, conducendoli a uno stato di spaesamento e coinvolgimento totali.  I performer hanno tutti i volti coperti, non vi sono identità stabilite, indossano costumi molto semplici e ognuno di essi segue il proprio ritmo interiore determinante una precisa e autonoma dinamica del movimento. La live music di Bruno Dorella trasporta gli spettatori quasi a un livello ipnotico; le tracce realizzate in funzione della coreografia costituiscono il primo album di musica elettronica realizzato da Dorella.

Cinque semisfere, simili a grandi bolle di sapone, contribuiscono nel creare una dimensione astratta; insieme al gioco di luci soffuse e a brani musicali magnetici.

L’intreccio costante tra i movimenti dei performer e degli spettatori dà vita a un grande quadro in movimento; non vi è un centro fisso, gli osservatori indirizzano lo sguardo verso quegli elementi che stimolano la loro curiosità.

Persone che scrutano e toccano delicatamente le semisfere disposte sul pavimento, altre che guardano i dettagli strutturali dell’installazione, pochi che osservano i corpi danzanti. A un tratto uno spettatore si è disteso sul pavimento per osservare il motivo del soffitto, molti commentano silenziosamente la sala; ma quante sono le persone incantate dai movimenti dei danzatori? Decisamente la sala ha conquistato gran parte delle persone lì presenti, sovrastando quasi la bellezza del tessuto coreografico.

I danzatori sperimentano la loro cinesfera, passando da movimenti più vicini al proprio asse corporeo ad altri più periferici. Con la progressiva crescita del flusso di energia in circolo nei loro corpi, i ballerini esplorano lo spazio nella sua totalità raggiungendo i suoi angoli più nascosti. Impressiona la grande padronanza corporea dei danzatori, che eseguono movimenti quasi in slow motion; dilatano e approfondiscono sino all’estremo i gesti, come se si muovessero all’interno di un barattolo di miele.  

È un viaggio interiore, che consente a chi vi accede di dar libero spazio all’immaginazione. In scena corpi fluttuanti su uno specchio d’acqua, sul punto più lontano dell’orizzonte, dove si congiungono cielo e mare.

Paradiso è un luogo di incontro, chiunque può entrarvi e sentirsi parte di qualcosa.

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