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22/05/2023 di Greta Tangorra

IL DANNO DI UNA PASSIONE

UNO SGUARDO DAL PONTE

“Non è regolare” è la frase con cui Eddie Carbone definisce un uomo, sospettandolo di omosessualità perché è troppo biondo, sa cantare e cucire. Un’accusa che il protagonista in scena usa contro un giovane ragazzo innamorato della sua intoccabile nipote. Ciò porta alla risata del pubblico ma anche a una lunga riflessione su come l’ossessione incontrollabile superi la ragione. È un’opera teatrale di Arthur Miller, rappresentata per la prima volta a Broadway nel 1955, e proposta nel 1958 in Italia, al Teatro Eliseo, con la regia di Luchino Visconti. Uno sguardo dal ponte è andato in scena al Teatro Piccinni di Bari con la Compagnia Umberto Orsini e regia di Massimo Popolizio, nonché protagonista. Il regista ha rimaneggiato il testo, tradotto da Masolino D’Amico, tentando di avvicinarsi al ritmo cinematografico, con inquadrature e chiusure quasi filmiche date da un certo tipo di musica e di luci, capaci di condurre man mano lo sguardo degli spettatori nell’intero evolversi delle vicende. La scenografia di Marco Rossi presenta un ponte in stile americano, accompagnato sulla sinistra da una struttura a gradoni e centralmente da un arredamento tipico degli anni Cinquanta, con credenze e mobili di famiglia. Le figure che occupano il palcoscenico per l’intero spettacolo appartengono a una famiglia di origini siciliane, composta da Eddie, portuale newyorchese, sua moglie Beatrice e la nipote diciottenne Catherine. Sin dall’inizio si percepisce un forte legame tra il capofamiglia e sua nipote, tale da diventare morboso all’arrivo in casa di due parenti della moglie, Marco e Rodolfo, considerati immigrati clandestini per la politica americana. Con l’emergere dell’amore tra Rodolfo e Catherine, Eddie risulta fortemente spinto dalla sua ossessione nei confronti della nipote, tale che si convince dell’omosessualità di quest’ultimo.

Nella realtà statunitense della metà del XX secolo il processo teso a interrompere l’immigrazione limita, respinge, espelle tutti gli immigrati, definendoli sul piano sociale come “invasori” o “distruttori della cultura statunitense”. La bellezza del testo è il flashback con cui viene raccontato, durante il quale gli attori riportano sul palcoscenico la loro testimonianza relativa a un fatto di cronaca avvenuto in America negli anni Cinquanta. Sin dagli inizi è evidente come tale spettacolo sia caratterizzato da un equilibrio precario che tende sempre più a incrinarsi a seguito delle azioni di Eddie. Egli matura la decisione di denunciare i due immigrati illegali per sbarazzarsi del suo rivale Rodolfo, ammettendo implicitamente che qualcosa di più dell’affetto sia nato per sua nipote. Si tratta di un orrore di passione che, nonostante sia contraria ai suoi principi morali, continua ad aumentare il suo potere fino a distruggerlo. “La legge non può fermare i sentimenti” è ciò che dice l’avvocato Alfieri, che funge da voce narrante per tutto lo spettacolo, illuminato nei momenti di stasi degli attori, che si muovono silenziosamente nel buio. 

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