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25/05/2023 di Luca Mastrolitti

Sanda Necòle va pe màre – ovvero San Nicola dei baresi

Il 9 maggio, giorno della festa dei baresi e giorno conclusivo delle festività legate al Santo Patrono Nicola Vescovo di Myra, è in andato in scena lo spettacolo “San Nicola dei baresi” della compagnia Malalingua di Molfetta, con la regia e testo di Marco Grossi, evento voluto fortemente dall’Assessore Ines Pierucci e dal Teatro Pubblico Pugliese. In scena Valentina Gadaleta, Monica De Giuseppe, Marianna de Pinto, William Volpicella ed Enzo Toma. Musiche rigorosamente dal vivo affidate al chitarrista Giuseppe Pascucci. Elementi scenici a cura di Riccardo Mastrapasqua, luci di Claudio de Robertis. Tutti sappiamo la storia del nostro Santo Patrono e di come arrivò a Bari. Nel 1087, circa 62 marinai si impossessarono dele sue reliquie e lo trasportarono a Bari, dove giunsero il 9 maggio, con indescrivibile esultanza della popolazione. I marinai consegnarono il corpo al benedettino Elia, abate di San Benedetto, il quale edificò sul posto la Basilica del santo. Il santo vescovo Nicola è molto venerato in tutto il mondo cattolico e ortodosso e specialmente in Russia dove, come a bari, oltre alla festa universale del 6 dicembre c’è anche quella del 9 maggio a memoria della traslazione delle reliquie.

(in foto William Volpicella)

(in foto William Volpicella) Ad aprire questo spettacolo itinerante è William Volpicella. Il tutto inizia nel foyer del Piccinni dove Volpicella interpreta un veneziano che racconta appunto come sono avvenuti i fatti nel 1087. Negli scritti di Niceforo, autore del primo resoconto della traslazione del corpo di s. Nicola da Myra, nell’odierna Turchia, a Bari, avvenuta il 9 maggio 1087 scrive che veneziani raggiunsero Myra perché avevano intenzione di prendere le ossa del Santo Vescovo Nicola, incontrarono i baresi i quali chiesero ai veneziani cosa ci facessero lì e raccontarono che dovevano compiere una grande impresa, prendere le ossa del Santo. I baresi furbi, partirono prima dei veneziani, raggiunsero la tomba del Santo e Matteo il più valoroso di tutti scese nella tomba a prendere le ossa. Volpicella recita in un veneziano perfetto, giocando anche sulla differenza nord e sud e veneziani e baresi, interagisce anche con il pubblico, poi colpo di maschera in realtà non è veneziano ma barese, e parla della colonna che si trova nella cripta, la colonna legata la miracolo delle donne in cerca di marito, e spiega che anche lui ha fatto il giro ed rimasto “frecato” perché si è fidanzato e spera in cuor suo che i veneziani si portino via la colonna così Bari se ne può finalmente liberare. Il viaggio verso San Nicola continua in teatro e il pubblico viene accolto dalla splendida voce di Monica De Giuseppe e dal suono della chitarra del Maestro Giuseppe Pascucci, che interpretano in maniera magistrale la canzone di San Nicola, quella che tutti i baresi e non solo conoscono e c’è chi canticchia in sordina, io.

Dopo questo intermezzo musicale è il momento di Marianna de Pinto, anche lei attrice poliedrica, alle spalle una grande carriera, teatro tanto, ma anche cinema, televisione e radio, ovviamente pugliese, nativa della città dei fiori, Terlizzi, che interpreta una ragazza del popolo e parla del pane, dell’importanza del pane. Il pane come simbolo di pace, di come per fare il pane non servono solo farina e acqua e lievito, ma anche un pizzico di sale, ma soprattutto serve il calore delle mani e il tempo. Racconta di come anche i più grandi poeti come Pablo Neruda abbiano dedicato le loro poesie al pane. Racconta anche lei del tempo che fu, del 1087, e racconta che affidarono l’arduo compito di mettere pace tra i baresi che volevano una chiesa per San Nicola e i baresi che non erano d’accordo all’Abate Elia priore dei frati benedettini, uomo buono, un pezzo di pane. Finito qui? No ancora una volta entra in scena la voce soave di Monica De Giuseppe che assieme al maestro Giuseppe Pascucci intonano la Ninna Nanna Modugnese. Una ninna nanna dolce, soave, le tipiche ninne nanne che le nostre mamme e le nostre nonne cantavano ai loro figli per farli addormentare, ninne nanne piene d’amore.


Il percorso continua e ci troviamo nel sottopalco del teatro Piccinni dove incontriamo Valentina Gadaleta, attrice completa, cinema, teatro e televisione barese puro sangue, che crea subito una bellissima empatia con il pubblico. Lei interpreta la “Iannèdde”, che tradotto in italiano sarebbe la badante. A lei il compito di raccontarci in un perfetto dialetto barese la storia legata alle “figurine” di San Nicola, che è diventato ormai come uno di famiglia lo portiamo sempre con noi nel portafoglio e parliamo con lui in dialetto barese. Alla fine del suo meraviglioso monologo/racconto ha detto qualche volta andate a trovare San Nicola, anche per un semplice: “Come stai?” “Com’è il mare oggi?” Perché al Santo fa piacere.

(in foto Enzo Toma)


Il nostro viaggio si conclude sul palco, dove ad attenderci c’è San Nicola, interpretato da Enzo Toma il quale ha lavorato come attore e regista al Teatro Kismet OperA di Bari e dal 1983 conduce laboratori teatrali con attori portatori di handicap e laboratori di ricerca e formazione, sia in Italia che all’estero. A lui è affidato il ruolo di San Nicola, un San Nicola intento a ripetere il nostro arduo dialetto barese, racconta del rapporto che ha con i baresi, soprattutto con le donne di Barivecchia che ogni giorno puliscono la cripta redendola splendente, infatti deve chiedere che tipo di prodotti utilizzano. Un San Nicola che stenta a capire il nostro dialetto e chiede se che qualche volta potremmo usare delle vocali in più, un San Nicola che racconta dei suoi tre miracoli più importanti, il miracolo del mare, il miracolo delle tre donne da maritare e il miracolo dei tre bambini trasformati in carne da macello. Abbiamo trovato un San Nicola abbastanza stanco e provato, e poiché ambasciator non porta pena, mie cari lettori vi riporto l’appello di San Nicola, lui vorrebbe essere aiutato e per farlo basta poco, bisogna mandare curriculum, foto e lettera motivazionale a sanda.nicola@gmail.com per essere presi nel suo staff occorrono tanto amore e soprattutto bisogna sapere parlare bene il dialetto barese. Uno spettacolo ben articolato, che si snoda nel Teatro Piccinni in maniera armoniosa, con un unico filo conduttore, San Nicola un ponte tra Oriente e Occidente, questa volta un ponte tra teatro e pubblico. EVVIVA SAN NICOLA. Luca Mastrolitti

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