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19/10/2023 di Ivana De Marco

Una personalità, due mondi

Con Mario Perrotta nel mondo di Italo Calvino

Può un corpo essere allo stesso tempo immobile ma dinamico, statico ma vitale, in gabbia ma libero?

La risposta positiva ci arriva direttamente sul palco del Teatro Piccinni di Bari, grazie alla bravura e alla strepitosa inventiva di Mario Perrotta, scrittore, direttore e interprete di “Come una specie di Vertigine” (qui il trailer). Ha visto Paola Roscioli (finalista ai Premi Ubu come Miglior Attrice) come collaboratrice alla regia e Marco Mantovani come autore di mashup e di musiche originali. 

Lo spettacolo è inserito nelle celebrazioni del centenario dalla nascita di Italo Calvino con una vera e propria piccola rassegna ideata dal Teatro Pubblico Pugliese 100 Calvino.

Il personaggio in scena è un ospite del Cottolengo (ospizio per minorati fisici e psichici fondato a Torino nel 1832 da don Giuseppe Benedetto Cottolengo), il Nano del romanzo autobiografico di Calvino La giornata d’uno scrutatore, insieme alle anime dei compagni di sventura e di corsia, i «fratelli guasti», che non compaiono mai in scena ma la cui presenza si fa sempre più palpabile a mano a mano che il racconto procede.

Impossibilitato a parlare e a muoversi ma tutt’altro che impassibile osservatore di tutti i frammenti di realtà, cerca un confronto con gli spettatori: «Io non sono libero. Voi sì», e questa dialettica si presenta sempre attraverso l’uso di un linguaggio ironico e pungente, che però, nonostante presenti temi particolarmente delicati come quello dell’immobilità costretta e della libertà negata, non risulta mai eccessivamente drammatico. 

Il Nano dalla sua personale angolazione contempla come un regista cinematografico esperto le piccole ma soddisfacenti parti anatomiche che può scorgere di Suor Antica, l’angelo sexy che lo accudisce quotidianamente e da cui vorrebbe essere anche per un attimo toccato per essere reso libero, per sentire una scossa, una vertigine vitale. La donna transita nella stanza danzando e girando su sé stessa accompagnata da “Il mondo” di Jimmy Fontana, motivo con cui si introduce e conclude la narrazione. 

La sua impossibilità di costruire un rapporto con la desiderata suora trova invece una realizzazione, per lo più immaginaria, nella relazione tra Cosimo e Viola all’interno del Barone rampante del Calvino, da cui il Nano estrapola i momenti clou rendendoli propri, presentandoli al pubblico come se li stesse vivendo nel medesimo momento. La successione di immagini molto fisiche e corporali che il Nano presenta riesce a prendere vita nell’immaginazione di chi lo ascolta, grazie all’uso di un linguaggio veloce e ricchissimo di dettagli. 

Dopo aver espresso la sua personale idea di corporeità, l’attore ci presenta quella frattura che c’è tra spirito e corpo, e la difficoltà della coesistenza degli stessi all’interno dell’uomo; ipotizzando con i suoi compagni di poterli dividere, lasciando il corpo immobile, fermo, facendo invece viaggiare per il mondo le anime, e creando con gli stessi fratelli una “comitiva” di anime, un “gruppo musicale”, Le Anime Sole

È qui che si inserisce il pezzo musicale per eccellenza di questo spettacolo, una canzone trap, che richiama senza dubbio il tema del mancato rapporto tra la realtà e l’uomo, come lo disegna Calvino nel romanzo fantastico Il Cavaliere Inesistente, attualizzando però il tutto all’interno del contesto digitale.

Naturalmente non mancano riferimenti alle Cosmicomiche e alle loro galassie lontane e sconosciute, a proposito della smania di espansione e gestione dei territori da parte dell’uomo e quindi delle conseguenti guerre. 

Tutte queste allusioni non sono però delle semplici citazioni ma ‘costruzioni’ calviniane filtrate dalla mente ipercinetica e vagante del Nano.

Durante la rappresentazione è il flusso dei pensieri del protagonista a venir fuori e ad arrivarci in modo limpido e preciso a tratti particolarmente scandito ritmicamente tramite l’utilizzo da parte dell’autore Perrotta di musiche e testi scritti in modo agile che spaziano tra prosa a polimetro, con rime interne ed esterne, accumuli, anafore, giochi verbali, ripetizioni espressive, scanditi come fossero canzoni. Trovo che questa scelta stilistica sia splendida, moderna, fresca, al passo coi tempi, post modernista proprio come Italo Calvino stesso sa essere, nonostante sia nato cento anni fa.

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