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07/05/2024 di CHIARA MARIANI

DAL PALCOSCENICO ALLA CATTEDRA. INTERVISTA A LUNETTA SAVINO

Dal palcoscenico alla cattedra universitaria, tra mille impegni lavorativi, ecco Lunetta Savino ritornata nella sua città d’origine, dove incontra noi studenti del DAMS di Bari, prima di tornare nella sua vera veste: quella di attrice.

Il 18 aprile 2024, giorno di debutto dello spettacolo La madre presso il Teatro Piccinni, abbiamo avuto l’onore di incontrare Lunetta Savino e poterla intervistare.

Come sta andando lo spettacolo? Qual è stata la risposta del pubblico?

“È stata molto particolare, sono molto soddisfatta: bisognava trovare il giusto regista capace di apprezzare e di mettere in scena questa commedia pura. Tutto è raccontato dal punto di vista della madre che soffre di solitudine e di abbandono: a causa del marito, che viaggia per lavoro o per incontrare una presunta amante, e soprattutto a causa del figlio. Anna, la madre, ha anche una figlia femmina della quale non gradisce molto la presenza e la percepisce come un’antagonista della propria vita. Il ruolo della mamma è un personaggio molto difficile e forte, c’è un alternarsi di scene che sembrano simili e con delle ripetizioni ma completamente diverse, non sappiamo se avvengano veramente o se siano delle immaginazioni causate dall’abuso di pillole e alcool. È uno spettacolo dai tanti colori, con sfumature anche dolorose e drammatiche. Come attrice cerco sempre di alleggerire queste sensazioni poiché deve essere lo spettatore a commuoversi e a emozionarsi, non io.”

Chi ha scelto di mettere in scena questo testo?

“È stata una mia decisione: mentre lavoravo per un altro spettacolo, mi è stata consigliata la lettura di questa sceneggiatura e mi sono subito innamorata. L’ho tenuto nel cassetto sino ad aspettare l’arrivo del regista giusto che volesse metterlo in scena.”

Cosa preferisce interpretare: un personaggio teatrale o uno cinematografico? Qual è la differenza tra i due?

“La recitazione è sempre naturale ma i mezzi sono completamente diversi: ad esempio nel cinema c’è il primo piano e quindi l’attore ha la possibilità di esprimersi con la faccia; nel teatro invece il corpo dell’attore è visto da lontano e bisogna esasperare le espressioni. Quindi la differenza principale è soprattutto nelle tecniche come l’uso della voce. In entrambi i casi è un lavoro difficile, bisogna saperlo fare e ci vogliono i giusti tempi e la giusta esperienza.”

Quanto la preparazione del DAMS ha condizionato o aiutato il mestiere di attrice? Pensa che oggi sia necessario conseguire una laurea se si vuole diventare un’attrice?

“Il mio percorso universitario è stato molto altalenante: sono partita da Bari con l’obiettivo di fare l’attrice a Roma e con la volontà di frequentare l’accademia di cinema. Poi i piani sono cambiati e mi sono diplomata presso la Scuola di teatro Garrone di Bologna, mentre frequentavo il DAMS sempre nella stessa città. È stata mia madre che mi ha imposto di continuare con gli studi universitari, consigliandomi di avere sempre due strade diverse, nel caso una delle due non fosse andata a buon fine. Il DAMS l’ho frequentato molto poco, facevo gli esami quando avevo tempo tra i vari impegni lavorativi; invece la scuola di teatro era come un rifugio creativo da tutto. Nonostante ciò come attrice mi è stato utile aver letto e studiato, per poter arrivare più preparata a un incontro con un regista. Mi sono laureata con Giuliano Scabia, con cui ho sempre avuto un bel rapporto, su una tesi sul teatro di Peppino De Filippo.”

Come si è avvicinata al teatro e perché ha deciso di spostarsi da Bari?

“Mi sono appassionata al teatro da spettatrice: andavo spesso a vedere spettacoli e col tempo ho compreso di voler essere dall’altro lato. Però è stato difficile coltivare questa passione a Bari: una città del sud che non offriva l’opportunità di sognare e di studiare. Nonostante ciò la amo e ci sono legami familiari e lavorativi che mi tengono ancorata alla mia terra.”

Pensa che al giorno d’oggi sia meglio spostarsi per intraprendere la carriera d’attore o di regista?

“Sinceramente non so rispondere a questa domanda. Penso che se a Bari manchino le possibilità sia molto grave; nonostante ciò purtroppo non ho visto grandi miglioramenti, non si è investito abbastanza e non si è mai aperto un teatro stabile. Però c’è qualcosa che non funziona nell’organizzazione di questo mondo in tutta Italia: io personalmente ho sempre lavorato con teatri privati, andando su e giù per il Paese. Invece adesso sembra che i teatri nazionali producano spettacoli che restano fermi, costringendo molti spettatori a spostarsi.”

Che consiglio darebbe a chi vuole intraprendere questo percorso?

“È molto importante frequentare scuole accreditate e di valore, non corsi che possono essere paragonati a delle “fabbriche di illusioni” con insegnanti non validi. Inoltre bisogna fare tanti provini, bisogna provare e buttarsi perché se hai il “sacro fuoco” si vede, ma comunque è un terno al lotto.”

Com’è cambiata la considerazione dell’attore?

“Purtroppo sono ancora molte le battute che si fanno in merito. Sicuramente è cambiata, ma molti pregiudizi rimangono. Ad esempio ancora oggi questo lavoro non viene considerato valido per molti.”

Quanto ha influito la sua provenienza nell’interpretazione di alcuni personaggi? E quali sono i personaggi che più ha amato e odiato?

“Mi sono divertita nell’interpretare ruoli del Nord, poiché ho dovuto contenermi nel gesticolare e ho dovuto imparare diversi accenti e dialetti. Inoltre non ci sono personaggi che ho amato e altri che ho odiato, magari ci sono semplicemente dei ruoli che mi piacerebbe interpretare. Bisogna saper accettare anche i ruoli secondari per avere l’opportunità di crescere e di conoscere altri mondi. Infatti mi è piaciuto lavorare sia nel mondo del cinema e sia del teatro. Sono partita dal teatro: inizialmente non ero molto nota, poi grazie al cinema, il pubblico mi ha conosciuto meglio. Ora questa fase la posso considerare come un allenamento che mi ha permesso di tornare con ruoli più importanti nel mio mondo d’origine a cui sarò sempre più legata emotivamente.”

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